mercoledì 27 luglio 2011

Pylos -Methoni - Koroni

24 luglio PILOS


"Ci hanno detto che dovevamo risparmiare e abbiamo fuso diversi comuni, ora Pylos è la capitale di tutta quest'area che comprende anche Methoni e Koroni, in pratica siamo passati da tremila a 21mila abitanti. Ma non abbiamo licenziato nessuno, solo spostato un po' di impiegati qui in città e mantenuto aperti gli uffici decentrati. Questo è kali kratis, il buon governo di Papandreu, uno che di socialista non ha più niente". Constantino Neratzoglou ha 58 anni, un passato da chimico in Cina e un presente da presidente della municipalità di Pylos - Nestor, una delle "creazioni" post crisi e pre default greco, uno di quei contentini fatti per ingraziarsi la Bce e l'Europa per far vedere che Atene e il resto dell'Ellade si stava ravvedendo imboccato il sentiero pietroso verso la virtù di bilancio. In pratica, hanno azzerato dei comuni senza ovviamente licenziare nessuno e moltiplicato le poltrone: ora c'è un sindaco per posto, in più un presidente di municipalità e via così. Insomma, siamo in piena tragicommedia. "Arriviamo all'assurdo che l'auto del nostro sindaco non può superare la cerchia del nuovo comune, l'autista deve chiedere l'autorizzazione alla prefettura del Peloponneso per poter uscire dai nostri confini", sorride amaro Constantino, capelli bianchi, corpulento e faccia aperta quasi senza rughe: "Ora la parola d'ordine è questo buon governo, ma come si fa a risparmiare, qui siamo in Grecia! - dice Constantino ricevendoci in delegazione grazie all'interessamento del Marco Polo System e del suo leader Piero Pettenò - le tasse non bastano per gestire i servizi pubblici e entro fine anno Atene ha chiesto a tutti i Comuni della Grecia di versare 500 milioni allo stato". Dopo il taglio degli stipendi del 10% e delle pensioni, la chiusura dei comuni, ora si è arrivati ai prestiti forzosi. Non vorrei che anche a Roma prendessero esempio dalla Grecia: una faccia, una razza di pasticcioni o peggio. "Siamo falliti e non lo sappiamo ancora - dice il presidente municipale che è iscritto a Nuova Democrazia, la destra greca - ti svegli e non sai i soldi che prenderai di stipendio". Questo è il quadro, e l'autunno sarà caldo: "Le proteste riprenderanno, oggi in piazza ci sono solo i taxisti, che sono contro la liberalizzazione delle licenze. Ma a settembre tornerà la protesta di piazza, il popolo non ce la fa più". E maledisce i potenti alla sua maniera, con la moutsa, la mossa: mani aperte spinte verso il nemico, andate via, ta' morti i cani.

In piazza la gente anima i bar, sorseggiando caffè e ouzu cercando riparo al sole implacabile. Ci si accontenta di poco in questo paesino ai confini del Peloponneso che vive sulla storia - la fortezza possente, la battaglia navale, il palazzo miceneo - in attesa di un boom turistico. In mattinata avevamo tentato uno stand up di fronte alle mura: trenta volte l'ho fatto, alla fine Pido era esausto e scoraggiato. Non sono fatto per la tv. Spero solo che venga cancellato, oppure accelerato tipo "le comiche", almeno si sdrammatizza il mio fallimento. E' che mi sembra di essere come quei giornalisti da tg, prima le loro facce della notizia. E la mia, di prima mattina, non è di certo il massimo dell'efficacia, soprattutto dopo 200 miglia in barca a vela e una sventolata di sole.

Constantino e il vice sindaco del comune di Nestore Pericles Kontogonis ci hanno organizzato un piccolo bus per visitare i due occhi della Repubblica, i castelli che per trecento anni hanno sorvegliato i traffici della Serenissima verso Creta: Modone e Corone. Due bastioni superbi, ingentiliti da una torre turca in mezzo al golfo di Methoni e da paesini ancora veraci. La cartolina sta dall'altra parte.

Ci tuffammo su Modone - Methoni al classico orario dei pirla, ore 12, sole a picco e gola riarsa. Ma era scattata la caccia al Leon. E ne trovammo diversi in quella fortezza secolare che si protende nel mare. Ce n'era uno con le ali spiegate, uno rampante, l'altro smozzicato e vecchio di 600 anni, un altro a giganteggiare sul bastione marino verso ovest, uno sopra una delle tante torri che spuntano sull'acqua del porto delle galee. Una meraviglia.

Corone - Koroni invece è più massiccio, le sue torri sorgono dal mare come scogli e le mura corrono sopra il paese e custodiscono un monastero di suore gentili che ci raccontano anche la leggenda della campana miracolosa regalata da San Giovanni. Vivono in cima alla rocca, tra un cimitero di croci bianche, fiori accesi e piante da frutto. Un piccolo paradiso di serenità e di refrigerio in mezzo a un caldo senza respiro. Salvarono me e il Pido da un'insolazione, regalandoci preziosi bicchieri di acqua fresca e anche una chiacchierata con due persone squisite: Dimitrios Kiriazis, presidente della locale associazione culturale, e Antonio Sarli, insegnate in pensione di Brindisi Montagna, provincia di Potenza: "Siamo gemellati con Koroni, quando i turchi conquistarono la città nella metà del 1500 una parte dei suoi abitanti si rifugiò in Basilicata, anche nel mio paese", racconta, facendoci poi da traduttore con Dimitrios, che ci racconta la storia del castello. "Il legame con Venezia è antico, è sempre stata custode della nostra libertà - racconta - portando sviluppo e ricchezza". E ora chi vi potrà salvare? "L'Italia", fa lui, sorridendo. Stai fresco nuovo amico: una faccia, stessa crisi. E una risata ci seppellirà tutti insieme. Meglio ammirare questi castelli d'altri tempi di dame e cavalieri.


Nessun commento:

Posta un commento