giovedì 7 luglio 2011

Sulle ali del Leone - Gli Ultimi Scogli della Serenissima


Il Mediterraneo oggi è ritornato al centro del mondo. La Storia ha ripreso a correre veloce in questo XXI secolo, soprattutto a Est e in Medio Oriente. Rivolte democratiche hanno acceso speranze e scontri in tutti i paesi arabi che si affacciano su quello che i turchi chiamavano Mar Bianco: Siria, Egitto, Libia, Tunisia. Luoghi che ci sembravano remoti, chiusi in recinti e dittature, sono diventati palcoscenici di lotte e di speranze. Alessandria, Damasco, Bengasi, Tripoli, Tunisi. Porti lontani per noi occidentali pigri di oggi, figli del mondo diviso in due blocchi.
Ma allora, mezzo millennio fa, quando Venezia era ancora Serenissima, queste città di mare e sul mare erano approdi battuti e conosciuti da quei mercanti che avevano fatto grande la città sull’acqua persa nel nord del più piccolo mare interno del Mediterraneo, l’Adriatico. Quei “pastori d’acqua” che imbrigliavano le proprie barche alle case come fossero destrieri avevano conquistato Costantinopoli e un quarto dell’impero bizantino, arrivando a piantare il gonfalone del Leone di San Marco a Cipro e Creta.
Ma gli empori, i centri commerciali, i magazzini e i traffici erano arrivati molto più in là, fino ad Aleppo, in quella che oggi è Siria, nella Tiro libanese, a San Giovanni d’Acri, quell’Alessandria d’Egitto che custodì il corpo del santo patrono della Serenissima fino al IX secolo, ma anche a Maurocastro, sul Mar Nero alle foci del Nistro, a Trebisonda, alla Tana, dove finisce il Don, e ancora più là verso l’Asia, l’Oriente Estremo. Luoghi mitici, ma veri, concreti, sponde di un attivismo e di una voglia di esplorare e commerciare che si allungava anche dopo le colonne d’Ercole, nelle Fiandre, nella Scandinavia, a Londra. I serenissimi guardavano molto più lontano di noi, riuscendo anche nei secoli della decadenza come nel ‘700 a coniugare interessi e tolleranza.

La Dominante era illuminata, apriva le sue porte a gente di religioni e culture diverse: albanesi, greci, dalmati e morlacchi, ma anche armeni, rumeni, moldavi, ebrei, arabi, tedeschi commerciarono pacificamente in quel grande mondo anfibio che aveva fatto del Mediterraneo il suo mare tanto che il veneziano diventò una lingua franca, capita e parlata anche dagli spagnoli e dagli inglesi, le grandi potenze occidentali dell’epoca che scorrazzavano nelle acque dell’Egeo e dello Ionio come corsari tanto quanto i più famosi e terrorizzanti (per la propaganda occidentale) pirati barbareschi, quegli stessi che fecero arrabbiare anche la nascente superpotenza Usa nel primo sbarco dei marines a Tripoli (1801).
Un legame antico quello di Venezia col mare, simboleggiato dallo sposalizio che si rinnovava a ogni festa della Sensa quando il Doge dal Bucintoro, la nave d’oro che non a caso aveva a prua la statua dell’eroe albanese Scanderbeg, che per vent’anni nel XV secolo fermò l’avanzata dei turchi. Oggi, che il mondo sembra impazzito e anche un po’ più aperto, che le speranze si sono riaccese e che le responsabilità europee e italiane accentuate, Venezia può ritornare utile maestra d’integrazione.
Il Governo di Venezia sull’isola di Creta è durato per più di 400 anni, un periodo lunghissimo, non sempre idilliaco, contrassegnato da rivolte e da sanguinose repressioni, ma anche dalla costruzione di una straordinaria Koinè culturale, artistica, sociale definita “Veneto cretese” dovuta alla spontanea fusione tra le migliaia di veneziani e i greco cretesi, popolani o nobili che fossero.
400 anni sono un periodo lunghissimo , quasi 15 generazioni. Il medioevo che diventa epoca moderna; dalle crociate alla scoperta dell’America; dagli archi e le frecce ai cannoni e gli archibugi. Cambiano radicalmente non solo gli orizzonti, ma anche i costumi, i modi di vestire e di pensare.
Il veneziano che spada alla mano è padrone dell’isola di Creta alla metà del 1200, non è più il veneziano che combatte gomito a gomito con il cretese per lunghissimi anni sugli spalti di Candia per difendersi dai turchi.
Questo affascinante diorama di una Venezia lontana dai canali della laguna, incastrata nel cuore del Mediterraneo ha un’ulteriore suggestiva ed emotivamente forte espressione nelle tre isolette di Granbousa, Souda e Spinalonga che, caduta interamente l’isola in mano turca, rimarranno veneziane fino al 1715, resistendo completamente circondate e portando i secoli di presenza veneziana a 500 con una straordinaria continuità che va dall’ultranovantenne e quasi cieco doge Enrico Dandolo che comanda la spedizione della IV crociata con la conquista di Costantinopoli ( e a seguire di Creta) alle parrucche e alle ciprie di Giacomo Casanova che nascerà solo 10 anni dopo la caduta delle ultime roccaforti veneziane sugli scogli di Creta.
Proponiamo allora di trasformare queste suggestioni in un percorso di valorizzazione turistico-culturale che parta proprio dalla unicità della storia di questi luoghi proponendoli come i “luoghi esotici” di una Venezia lontana, durata VI secoli lontano dalle sue lagune raccontando e proponendo il tanto che la cultura veneto cretese ha saputo dare al Mediterraneo intero.

Vogliamo “monitorare lo stato di fatto” delle fortezze di Grambousa, Souda e Spinalonga a Creta, facendoli parte di un progetto creativo tra l’adriatico e il medio oriente.
“Sulle ali del Leone - Gli Ultimi Scogli della Serenissima” è un viaggio sulle rotte delle galee venete: le antiche rotte del commercio, la via della Seta e delle spezie, come ponte per tornare a vivere e capire due sponde dello stesso mondo, per sconfiggere pregiudizi, diffidenze, paure.
Ci proponiamo di valorizzare una parte del ricco patrimonio culturale legato alla civiltà veneziana nel mediterraneo e di raccogliere testimonianze e realtà, ed attraverso il racconto per immagini, scoprire radici antiche che meritano di essere documentate e raccontate.
La nostra barca a vela - Arina, capitano Enrico Brozzola - sarà un veicolo ma anche un ponte tra questi posti e queste culture che per secoli hanno avuto un punto di contatto: il mare.
Quel mare che solcheremo per una ventina di tappe toccando Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Creta.

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